lunedì 15 settembre 2008

Sopraffatti da troppa rete, isolati dai gap culturali

Leggendo che "ogni minuto vengono aggiunti su YouTube oltre 10 ore di video" realizzo all'istante l'impossibilità umana di "consumare" tutto ciò che la rete può offrire e contenere.
Tutto ciò procura un senso di angoscia, la consapevolezza che tutta una vita non è sufficiente per leggere tutto quello che c'è da leggere, per vedere tutto quello che c'è da vedere, per trovare tutto quello che c'è da cercare.

Ma anche se avessimo il tempo, sapremmo comprendere tutto ciò che in rete vediamo e leggiamo?

Apprendo (anche se lo sospettavo) che il 70% degli internauti non parla Inglese (molti di questi sono Cinesi) e che persino gli utenti di lingua spagnola hanno grosse difficoltà a trovare contenuti turistici nel loro splendido idioma e sono costretti a prenotare on-line su siti prevalentemente in Inglese. Non parliamo poi degli Italiani, esclusi persino da queste statistiche.

L'internazionalizzazione dei contenuti a l'accessibilità è uno dei temi fondamentali per lo sviluppo del turismo on-line. L'enorme mole di informazioni disponibile assume valore zero per chi non comprende il linguaggio con il quale sono espresse, e le già complesse problematiche della prenotazione on-line diventano montagne insormontabili quando ci sono problemi di lingua.

Un utente prenoterà con fiducia sapendo che il customer-care del fornitore non parla la sua lingua, o sapendo che se dovrà telefonare al call-center dovrà sforzarsi di parlare Inglese temendo di non farsi capire, o peggio di non capire?

Ogni progetto di turismo on-line, sia divulgativo che commerciale, deve fare i conti con la targettizzazione culturale, e decidere se limitarsi ad un solo gruppo etnico/linguistico (il classico sito in Italiano solo per gli Italiani), oppure se affrontare una internazionalizzazione e fino a quale livello. E' indubbio, che ogni pagliativo per gestire contenuti in lingue diverse non supportati appieno (incapacità di rispondere ad email o telefonate in quella lingua) provocano l'effetto contrario e danno all'utente un senso di pressappochismo e di superficialità, in sintesi di scarsa attenzione dell'azienda verso il cliente.
Caso ancora peggiore, la traduzione in più lingue solo dei contenuti principali o del percorso di navigazione principale, lasciando il resto in lingua originale o tradotto solo in Inglese. Cosa deve pensare l'utente, che forse l'azienda non ha neppure i soldi per pagare un traduttore e risparmia sul numero di pagine tradotte?

I contenuti "sociali" sono mono-culturali per definizione, ogni blog, forum, twitter o altro marchingegno gestito da un singolo utente sarà per forza solo nella sua lingua nativa, e quindi fruibile solo da persone del suo stesso gruppo culturale e linguistico. Questo è un grosso limite alla diffusione delle recensioni e dei commenti ai servizi turistici, e lo stesso TripAdvisor ne è un esempio con le sue versioni internazionali a compartimenti stagni.

I sistemi di traduzione automatica sono ancora imbarazzanti e non sembrano esserci all'orizzonte grosse novità in questo senso.

Per quanto riguarda le recensioni delle strutture ricettive, perchè non proporre una specie di pagella dove le varie voci sono più o meno fisse e quindi già tradotte nelle varie lingue? I punteggi, limitati dalla interpretazione soggettiva possono essere integrati o sostituiti con frasi precostituite che descrivono fatti concreti e incontrovertibili, non soggetti alla valutazione personale di chi compila la pagella, ad esempio:
"bagno abbastanza spazioso, nella stanza da bagno si può stare in due comodamente"
"bagno piccolo, si può entrare solo uno alla volta"
"parcheggio solo in strada ed a pagamento con tassametro"
"parcheggio interno gratuito ma con posti limitati"
"colazione insufficiente per i clienti Tedeschi"
"colazione normale per i clienti Italiani"
"colazione non adatta ai clienti Indiani"

Chiaro il concetto?