giovedì 31 luglio 2008

OpenID, può semplificare la vita anche ai turisti?



Lo standard di identificazione distribuita OpenID è da diversi anni in fase di sviluppo, ma adesso sembra essere giunto verso la piena maturità pronto per fare il suo ingresso trionfale nel mondo digitale.

In breve, si tratta di un sistema Open Source non centralizzato per l'identificazione univoca degli utenti web. Al momento di registrarsi su un nuovo sito, se questo supporta lo standard OpenID, sarà sufficiente indicare quale è il proprio URI personale presso il provider da noi scelto come riferimento, ed al quale si verrà rimandati per l'autenticazione. I due sistemi dialogando fra loro si scambieranno i dati di registrazione ed autenticazione senza bisogno di ripetere il noioso processo di inserimento dei propri dati. Semplice no?

Oggi sempre più siti stanno adottando questo standard, soprattutto per il patto di mutuo consenso fra le aziende che adottano lo standard a non mettere nessun brevetto su OpenID ed impedendo a chiunque di farlo. Con l'aggiunta delle grandi piattaforme sociali, quali Blogger, Yahoo, Aol, Technorati, e con l'ingresso di un colosso della sicurezza web come Verisign, il fenomeno sta per esplodere e fra pochi mesi chi fra noi non avrà almeno una mezza dozzina di OpenID potrebbe essere escluso dai circoli più "in". Il passo successivo è la gestione trasparente dei propri OpenID all'interno del browser, FireFox si sta già muovendo su questo fronte.

E per il turismo?

E' auspicabile un estensione del concetto di OpenID anche per il settore turistico, che eviterebbe estenuanti sign-in e poi log-in presso ogni fornitore o distributore on-line. Ma l'aspetto più significativo è che l'estensione "OpenID Attribute Exchange" permette di memorizzare assieme alla propria identità anche una sorta di "profilo" riguardante gli interessi, i gusti e quant'altro riguarda l'utente.
Se questa filosofia venisse adottata su larga scala, ad un utente che si identifica su un sito turistico tramite il suo OpenID, potrebbero subito essere mostrate le proposte più adatte al suo profilo, ai suoi gusti, basandosi sui suoi viaggi precedenti o sui suoi acquisti più recenti. Ad un utente che ha appena acquistato un biglietto aereo su un altro sito potremmo proporre immediatamente un hotel nella stessa città di destinazione o cose del genere.
Questa possibilità rappresenta un vantaggio per il cliente o una deprecabile intrusione della sua privacy? Per ovviare a questo dilemma basta dare il controllo all'utente stesso e lasciare decidere a lui quali dati del suo profilo debbano essere pubblici e quali privati.
Le specifiche OpenID identificano un mini-set di informazioni per un profilo base: nickname, email, nome completo, data di nascita, maschio/femmina, codice postale, nazionalità, lingua e time zone (fuso orario). Tutto il resto è "estensione" e quindi facoltativo.
Si tratta solo di aspettare, per vedere se OpenID prenderà campo anche nel settore turistico e si troverà il modo di dare agli utenti una esperienza sempre più personalizzata senza invadere troppo la sua privacy.

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